Elenco blog personale

venerdì 24 giugno 2011

Il citizen journalism attraverso i blog

La consacrazione in Italia dei blog come possibili fonti giornalistiche è forse arrivata il 1° maggio 2005. Il blogger Gianluca Neri realizzò uno scoop mondiale senza muoversi da casa sua a Milano, ma solo utilizzando la Rete e il proprio computer. La Forza Multinazionale in Iraq aveva appena pubblicato sul proprio sito il rapporto, coperto da una serie di omissis, sulla morte di Nicola Calipari. Quest’ultimo, funzionario del Sismi, era stato ucciso il 4 marzo 2005 a Baghdad da “fuoco amico”, partito da un posto di blocco Usa, mentre a bordo di un’auto stava portando a imbarcarsi per l’Italia la giornalista Giuliana Sgrena, sequestrata e liberata dopo un mese di prigionia. Il rapporto Usa era pubblicato in un formato digitale (pdf) che riproduceva in modo fedele la versione cartacea, salvo l’apposizione di alcune “pecette” nere sulle informazioni riservate. Neri selezionò tutto il documento, lo copiò e lo incollò su un file di Word. Gli omissis, come per incanto, sparirono. Il documento, restituito così alla sua interezza, finì sul blog. La notizia venne ripresa dai siti web dei principali giornali italiani, “Repubblica.it” e “Corriere.it”, e nel giro di poche ore lo scoop fece il giro del mondo. Gianluca Neri mostrò, in questo modo, le potenzialità dei blog di fare informazione: pubblicando direttamente le due fonti ufficiali, il documento con gli omissis e quello integrale, pose il suo sito nella posizione di una fonte verificabile e, quindi, autorevole, anche per i media tradizionali. Le interconnessioni tra blogosfera e mediasfera risultarono così quanto mai evidenti.

I “warblog”: quando i blogger sono reporter di guerra

I blog, pur non avendo da soli la forza di ergersi a custodi di una informazione pura e non filtrata, possono però sicuramente dare una prospettiva diversa rispetto a quella che abitualmente ci viene presentata. Uno degli esempi più illuminanti a questo proposito è quello di Salam Pax, blogger iracheno, che dal suo computer di casa ha raccontato la guerra in Iraq “dall’interno”, in barba alle restrizioni del regime di Saddam e alla paura di essere scovato ed arrestato. Egli, durante la seconda guerra del Golfo, diventa addirittura noto come “il blogger di Baghdad”. Inizialmente molti hanno diffidato della sua vera identità: troppo colto, troppo buono il suo inglese, c’è chi ha sospettato che si trattasse in realtà di un infiltrato dell’intelligence Usa. Ma Salam Pax (due nomi che significano “pace”, rispettivamente in arabo e in latino), 29 anni, laureato in architettura a Vienna, non ha mai smesso di informare, anche sotto le bombe, attraverso reportage brillanti ed antiretorici trasmessi appunto attraverso il suo blog (http://www.dear_read.blogspot.com/). Egli non ha mai voluto rivelare la propria identità per motivi di sicurezza, ma ciò non gli ha impedito di firmare un contratto con il quotidiano britannico “Guardian” e di pubblicare il proprio diario in forma di libro, tradotto in italiano da Sperling & Kupfer con il titolo Salam Pax the Baghdad Blogger.
Restando ancora sulla guerra in Iraq, come non ricordare il blog di un marines statunitense, che raccontava in diretta l’avanzata delle truppe americane. Il blogger diventa in questi casi una fonte d’informazione diretta, integrando quella giornalistica e diventando egli stesso mediatore della notizia. Quest’ultimo esempio di blog rientra nei cosiddetti “Warblog” (ovvero “blog di guerra”), fenomeno che ha conosciuto una grande diffusione soprattutto a partire, appunto, dall’ultimo conflitto iracheno. Grazie ai potenti computer satellitari di cui erano dotati, i soldati americani hanno raccontato in rete la loro guerra: una visione privata che li trasforma da combattenti in reporter dei fatti di cui sono protagonisti. E così i siti di L. T. Smash, pseudonimo del riservista della marina Usa citato sopra, e di altri soldati hanno offerto punti di vista diversi dalle fonti ufficiali: i loro blog sono stati cliccatissimi e hanno creato più di un imbarazzo al Pentagono e ai suoi asettici bollettini ufficiali.  
Altro caso eclatante è il diario di guerra Bloghdad (http://www.bloghdad.splinder.com/), salito alla ribalta in seguito all’assassinio in Iraq del suo autore, il reporter italiano Enzo Baldoni.
La guerra in Iraq è stata anche documentata da blog di giornalisti professionisti, come Pino Scaccia, inviato del Tg1, che sulle pagine del suo Baghdad Café (http://www.baghdadcafe.splinder.com/) ha potuto raccontare, senza limiti di spazio e di tempo, le proprie giornate da reporter di guerra. Non di rado questi warblog sono ripresi dai più importanti giornali mondiali come fonte affidabile e talvolta unica per avere notizie fresche e ritratte da un diverso punto di vista sui conflitti in corso e sui loro effetti.
Quelli appena citati sono tutti punti di vista differenti dello stesso evento, raccontati in diretta dai protagonisti, non filtrati dalla stampa o censurati da qualcuno. Gli autori di questi blog sono diventati personaggi che hanno appassionato il mondo dei “navigatori” della Rete per una comunicazione semplice, diretta, non filtrata.


 

Il blog come strumento di controinformazione e protesta: il caso “Beppe Grillo”

Il blog di Beppe Grillo è divenuto negli anni un buon esempio di controinformazione oltre che uno strumento di partecipazione politica. Non stupisce che il quotidiano “The Observer” abbia collocato Grillo al nono posto nella classifica dei blogger più influenti al mondo. Egli, infatti, ha stimolato la sua platea di “internauti” a ad attivarsi nella promozione di campagne mirate, come quella denominata “Parlamento pulito”, rimbalzata nei quattro angoli della blogosfera italiana e concretizzatasi l’8 settembre 2007 nel primo “Vaffanculo Day”. Tale giornata di comizi e manifestazioni patrocinata dal comico genovese in circa duecento piazze italiane è servita a raccogliere firme per una legge di iniziativa popolare che vietasse la candidatura in parlamento ai politici indagati. Il “V-day” ha visto inoltre un’inedita e massiccia adesione di esponenti del mondo della politica, dello spettacolo e del sociale, anche tramite interviste video, diffuse da Grillo mediante blog, Youtube e con maxischermi installati nelle piazze. La raccolta di firme ha raggiunto quota 336144, superando così abbondantemente il tetto delle cinquantamila necessario per avviare l’iter parlamentare della proposta di legge.
Ciò che ha più dell’incredibile è che la circolazione delle notizie e la promozione di tale evento si sono svolte con il contributo quasi marginale degli organi di informazione ufficiali. Esse sono avvenute invece in modo spontaneo e quasi virale da parte di comuni cittadini tramite i blog, in primis, ma con l’aiuto anche degli altri ambienti di comunicazione del Web 2.0, come Flickr e Youtube, e attraverso siti come Google Maps e soprattutto Meetup, per favorire l’incontro e l’aggregazione on-line dei fan del comico genovese, anche secondo un criterio territoriale. L’iniziativa ha così attirato in piazza circa cinque milioni di italiani, cinquantamila solo a Bologna, sede principale della manifestazione. Oltre ad evidenziare la necessità di un nuovo linguaggio che sappia dialogare con immediatezza e freschezza con i cittadini, i “Vaffa day” hanno sancito, emulando le forme di democrazia diretta proprie delle città-Stato della Grecia classica, la nascita di un nuovo spazio politico basato sulla conversazione all’interno della blogosfera e hanno mostrato la forza mobilitante del popolo di Internet a prescindere dalla collaborazione dei media tradizionali, spesso espressione della miopia della cultura mainstream.

mercoledì 22 giugno 2011

Blog e politica

Anche la classe politica ha cominciato ad intuire le potenzialità espressive dei blog, quale strumento semplice ed informale attraverso cui mantenere un rapporto più franco e diretto con i propri elettori. Alcuni blog politici, soprattutto quelli aggiornati frequentemente, trovano un buon seguito di  lettori, sfruttando appieno i vantaggi del linking, tessendo connessioni e corrispondenze con i propri sostenitori e con i blogger affini. Simili spazi di riflessione, di comunicazione e di confronto introducono una nuova forma di dibattito politico, ma anche scientifico e culturale, come nel caso di Luca Coscioni, presidente di Radicali Italiani. Costretto da una grave malattia a parlare attraverso un sintetizzatore elettronico, egli si è battuto per la libertà della ricerca scientifica, anche, appunto, attraverso un blog, Il Maratoneta (www.lucacoscioni.it/Il_Maratoneta), che alla sua morte è diventato un libro.
In molti casi il blog viene inteso come collettore di notizie, raccolte per renderle oggetto di discussione, anche politica. Il migliore esempio in tal senso è il blog statunitense SlashDot (http://www.slashdot.com/), nato nel 1997 per mano di Rob Malda quasi per gioco. Su SlashDot vengono pubblicate notizie su vari argomenti suddivisi per temi. Le news, però, sono scritte esclusivamente dai visitatori del sito. Ogni notizia è aperta inoltre ai commenti dei lettori, il che genera lunghissimi thread (fili) di discussione. Le news, qui come nella maggior parte dei blog, sono di seconda mano, con i link che rimandano alla fonte.
Un esempio italiano accomunabile a quello di SlashDot è stato il blog di informazione Quinto Stato, dove chiunque poteva intervenire inviando i propri pezzi o commentando quelli degli altri. Memorabile resta l’iniziativa presa dalla redazione del blog in questione, quando raccolse oltre 8000 firme contro il cosiddetto “Decreto Grande Fratello”, che avrebbe permesso agli organi competenti di tenere in archivio le e-mail ed i tabulati telefonici di ognuno di noi per cinque anni. Le firme così raccolte sono state poi consegnate il 22 gennaio 2004 agli allora Presidenti di Camera e Senato, Casini e Pera. Questa è stata in Italia la prima occasione in cui un’iniziativa partita dal web ha raggiunto i vertici delle istituzioni politiche, dando quindi sempre più credibilità alla Rete e, nella fattispecie, ai blog.

Blog che hanno fatto (e fanno ancora) la storia

La prima vera svolta memorabile nella storia dei blog può datarsi nel 1998 ed è legata al caso Lewinsky, ovvero lo scandalo del "Sexgate", come fu battezzato allora dai media americani. Nel settembre del 1998 Internet registrò forse per la prima volta una clamorosa vittoria sugli altri mezzi di comunicazione di massa, pubblicando il rapporto finale dell’inchiesta sulle menzogne di Bill Clinton circa i suoi rapporti con la stagista Monica Lewinsky. La storia, che giaceva in attesa di verifica nella redazione della rivista “Newsweek”, era salita alla ribalta nel mese di gennaio grazie ad un aspirante giornalista, Matt Drudge, il quale, senza fare adeguate verifiche ma basandosi soltanto su timide voci, azzardò sul proprio blog (http://www.drudgereport.com)%20l/la pubblicazione di tale “pettegolezzo”, che venne poi ripreso a catena da numerose testate giornalistiche, on-line e non, con un effetto dirompente.
Un altro caso rivoluzionario giunge dall’Oriente, precisamente dalla Corea del Sud. Ci riferiamo a OhmyNews (http://www.ohmynews.com/), un blog collettivo nato nel 2000 ad opera del giornalista Oh Yeon-ho in reazione al conservatorismo della stampa coreana. In una nazione dove tv e quotidiani diffondono un’informazione omogeneizzata e il più delle volte direttamente controllata dal potere statale, il diario-giornale on-line OhmyNews, dove l’80% delle notizie è scritto da 25000 cittadini pagati a pezzo, ha saputo conquistare consensi e considerazione tanto nell’opinione pubblica quanto presso le istituzioni. È il caso più eclatante di quel filone definito come citizen journalism, il giornalismo dei cittadini. Tali siti di informazione adottano un linguaggio più emotivo e partecipativo di quello comunemente oggettivo e distaccato dei media tradizionali.
Tra gli esempi più eclatanti di “informazione alternativa” sul web, troviamo anche Indymedia (http://www.indymedia.org/), un circuito di siti che rientra nella variegata famiglia dei blog. Si tratta, per essere precisi, di un network di media “gestiti collettivamente per una narrazione radicale, obiettiva e appassionata della verità”. Nato nel novembre 1999 per esigenze di una copertura mediatica alternativa riguardo all’evento delle proteste no-global di Seattle contro il Wto, Indymedia ha dimostrato possibile grazie ad Internet la creazione di mass media dal basso, autogestiti, non-profit e indipendenti dai media istituzionali e commerciali. Il circuito si è diffuso a macchia d’olio raggiungendo oltre venti Paesi, in cui sono sorti numerosi centri impegnati a diffondere contributi informativi quotidiani, coinvolgendo in prima persona il popolo di Internet in un’informazione libera e indipendente.
La vera forza di questo blog alternativo sta nella sua capacità di influenzare e vigilare la condotta dei grandi media, portandoli a collaborare con l’informazione dal basso. Indymedia deve la sua forza mediatica ad una piattaforma web flessibile e user-friendly, ad un database completamente automatizzato, a potenti server per lo streaming audio-video, ad un flusso di news sempre aggiornato. Chiunque può aggiornare e controllare i contenuti del blog in questione attraverso un semplice computer collegato ad Internet. È possibile caricare e pubblicare registrazioni audio e video, immagini, articoli, news, comunicati, sfruttando appieno la possibilità di collegamenti intertestuali.

lunedì 20 giugno 2011

La nuova frontiera dei blog: il "vlog"

Meno diffusi in Italia rispetto ai blog tradizionali, ma in costante aumento, sono i cosiddetti vlog (crasi dei termini "video" e "blog"), ovvero i blog dove i contenuti testuali sono corredati ed arricchiti da brevi filmati. Si tratta in questo caso di pagine web a metà strada tra un diario ed un personal tv, come Storie Laterali (http://www.vlog.storielaterali.com/), contenitori di video che si sviluppano indipendentemente rispetto ai contenuti del blog testuale, come nel sito T-V-B (http://www.t-v-b.net/), o spazi corali di libere opinioni a 360°, senza filtri, a volto scoperto, come Nofilter (http://www.nofilter.splinder.com/), online dal mese di maggio 2003.
Il mondo dei video-blog non è trascurato neppure dai giornalisti professionisti, molti dei quali curano addirittura un vlog personale, realizzando brevi servizi video per dare voce a notizie e punti di vista che non sempre trovano spazio sui grandi telegiornali.

domenica 19 giugno 2011

Sms: le news approdano sul cellulare (Commento al post "Buona notte..." del blog "DilettantiPUNTO.blog")

Prendo spunto da questo interessante post per spendere qualche parola appunto sui servizi informativi via sms. Vorrei ricordare, a questo proposito, che i primi servizi sperimentali di news sul cellulare arrivano in Italia nel 1999. Tra le agenzie la prima ad investire su questa nuova modalità d’informazione è l’Ansa, mentre, tra i quotidiani, i primi furono “La Nazione”, “Il Resto del Carlino” e “Il Giorno”, tutti facenti parte del gruppo “Poligrafici Editoriale”. Il servizio offerto da tale gruppo di quotidiani, che nella fase sperimentale è limitato all’area di Bologna, viene realizzato grazie ad un accordo con la Tim. Per la cronaca: la prima news destinata agli utenti, realizzata dalla redazione Internet del “Resto del Carlino”, parte alle 10:30 di lunedì 16 agosto 1999. Gli utenti iscritti a quel primo e memorabile servizio gratuito di informazione via cellulare sono 3200.
E così, in quest’occasione, per la prima volta in Italia la redazione di un quotidiano sperimenta la selezione, la scrittura e l’invio di news utilizzando messaggi sms destinati ad arrivare nelle tasche delle persone con il classico bi-bip per avvertirli che qualcosa di nuovo è successo nel mondo o nella loro città. Nei primi tempi agli utenti vengono inviate circa tre notizie al giorno di carattere generalista e tre di sport. Le news più appetibili e più richieste sono quelle di servizio, viabilità, scioperi, blocchi del traffico, e quelle che riportano i principali avvenimenti nazionali e internazionali. A una settimana dalla partenza del servizio si registra già un dato sorprendente: gli iscritti sono raddoppiati, e senza che siano state attuate strategie di promozione. Lo sviluppo, dunque, è esclusivamente effetto del tam-tam che, evidentemente, non avviene solo in Internet ma anche con i telefonini.
In una seconda fase il servizio viene esteso, sempre gratuitamente, anche ai lettori degli altri due quotidiani del gruppo, “La Nazione” e “Il giorno”, raggiungendo in breve i 120000 utenti.
Tra il 2000 e il 2001 si assiste a due tentativi di trasformare la fase sperimentale gratuita in un servizio per abbonati a pagamento, non incontrando però il favore del pubblico. Il “fallimento” dell’iniziativa è tale che, nell’estate del 2001, dopo due soli anni dalla sua nascita forse prematura, il servizio news della Poligrafici Editoriale chiude i battenti. Ripartirà nel 2003, in una situazione di mercato del tutto diversa.
Il destino dell’informazione via sms non si chiude certo qui: l’interesse per le notizie provenienti dalla guerra in Iraq costituisce, infatti, un buon banco di prova per un servizio di notizie in tempo reale sui cellulari. Questa volta i pionieri sono il Tg5, tra le televisioni, e, tra i quotidiani, il “Corriere della Sera”, che parte con un servizio realizzato dalla redazione di Corriere.it. I lettori, questa volta, reagiscono in maniera positiva, inducendo a scendere in campo anche “la Repubblica”.
Non va però disconosciuto il ruolo avuto dal gruppo Poligrafici Editoriale, cui resta il merito di aver sperimentato per la prima volta (forse troppo presto) un sistema informativo nel quale gli utenti non decidono quando informarsi, ma vengono raggiunti dalle notizie in tempo reale. Il cellulare si trasforma così, a poco a poco, da strumento di comunicazione al nuovo medium d’informazione del terzo millennio.
Come rilevato da Marco Pratellesi, insigne giornalista e docente, «gli utenti hanno dimostrato di gradire sul cellulare particolarmente le informazioni di servizio, utili per la vita pratica di tutti i giorni: dalle segnalazioni di code in autostrada ai disagi in aeroporto, dal meteo alle interruzionidi fornitura dei servizi. Ma piacciono anche quelle informazioni che, pur non avendo una influenza sulla vita pratica delle persone, conferiscono autorevolezza a chi le riceve in anticipo: quel ruolo da leader che “chi sa” tende ad assumere nei confronti di coloro “che non sanno”.