"Linkiesta" è un ottimo esempio delle nuove frontiere del giornalismo on-line. E di giornalismo esclusivamente on-line si tratta, appunto, poiché "Linkiesta" è nata unicamente per il web, e, a differenza di molte altre testate italiane, non ne esiste la versione cartacea.
L'idea de "Linkiesta" è nata nell'autunno 2008 dalle riflessioni di tre amici, due giornalisti ed un professionista, che hanno pensato fosse possibile tentare di fondare un “giornale on-line”, senza azionisti di riferimento, che cercasse di analizzare i fatti e raccontarli mettendoli in prospettiva, senza schierarsi in modo preconcetto o ideologico. Grazie alla spinta di una decina di soci promotori che nel frattempo avevano condiviso un primo piano editoriale ed un business plan il progetto è stato presentato ad alcuni professionisti, imprenditori e manager che hanno creduto fosse possibile tentare questa avventura ed hanno così reso possibile la nascita, nell’autunno 2010, dell’Editoriale Linkiesta S.p.A., la prima società editoriale italiana ad azionariato diffuso. La Società ha oggi circa 80 soci di cui nessuno può detenere più del 5% del capitale.
Come si può notare, "Linkiesta" si fonda quindi su una precisa filosofia di vita, oltre che su intenti giornalistico-informativi ben precisi. L'idea che sta alla base della testata, e di cui i soci ed i giornalisti del team sono particolarmente orgogliosi, è lo spirito di collaborazione e di cooperazione paritaria, in cui ciascuno è dipendente ma al contempo socio e gestore, similmente a quanto avviene in una società cooperativa.
Dal punto di vista editoriale, invece, "Linkiesta.it" ha di fronte una sfida difficile ed ambiziosa, ovvero fare un giornale digitale di approfondimenti e inchieste su temi sociali, politici ed economici. "Linkiesta", come si è già anticipato, nasce, insomma, per cercare di analizzare i fatti e raccontarli mettendoli in prospettiva, senza schierarsi in modo preconcetto, ideologico o politicamente schierato. L'intento dei soci fondatori è stato quello di permettere al team giornalistico di poter lavorare e crescere senza ansie e pressioni e avere il tempo di farsi conoscere sulla rete, in un momento in cui internet e le sue potenzialità sono in evoluzione ancor più rapida che nello scorso decennio.
Dopo una prima fase sperimentale, in questi ultimi mesi è stata lanciata una versione definitiva del sito e l'applicazione iPad. Dal punto di vista tecnologico si è deciso di optare su Drupal, una piattaforma open source a cui ciascuno può dare il proprio contributo, e di dare fiducia a da due bravi informatici trentenni conosciuti, in modo casuale, a Torino in un "Drupal Camp”, uno di quei luoghi dove, dal basso, si ragiona e si lavora sul futuro dei giornali on-line.
Riguardo alla filosofia sottesa a "Linkiesta", molto indicativa è anche la composizione della sua redazione. Essa è guidata dal trentaduenne Jacopo Tondelli e composta da sei giornalisti assunti a tempo indeterminato, cinque collaboratori coordinati e continuativi e due giornalisti praticanti con contratto annuale, oltre a oltre venti collaboratori e corrispondenti remunerati ad articolo. In tempi di crisi dell’editoria, la volontà è stata quella di offrire un contesto contrattuale certo. "Linkiesta.it" vuole andare, però, oltre al perimetro attuale dei propri giornalisti ed essere un progetto innovativo e quindi promuovere, anche in Italia, la crescita del citizen journalism, del giornalismo on-demand e dei social media, e dare spazio una nuova generazione di commentatori, provenienti dalle associazioni, dall’università, dalla scuola e dalle professioni che oggi, purtroppo, non hanno spazio sulla stampa tradizionale. Proprio per questo "Linkiesta" è tuttora in costante ricerca di "antenne" nell'Italia e nel mondo: collaboratori, analisti, studiosi, fotografi, videomakers, giovani giornalisti, blogger. Come si legge nella home page di presentazione del quotidiano, il bisogno della testata è quello di radicarsi e di incontrare, non solo virtualmente, realtà importanti del nostro paese che hanno tanto da dire, eppure non finiscono mai sui giornali o in tv. Essa vuole confrontarsi ogni giorno con punti di vista diversi e magari lontani dai propri. Essa vuole guardare attraverso molti occhi e differenti sensibilità e competenze.
Queste sono a grandi linee le idee fondanti e la genesi della start up della testata. Come tutti i business non sovvenzionati, però, essa ha bisogno di essere in utile economico per mantenere nel tempo tutti tali obiettivi. E' proprio questo uno dei punti da molti esperti ritenuto debole e precario. Come si può notare, infatti, procedendo ad un rapido scrolling del sito, non esistono spazi pubblicitari o banner, a cui siamo da tempo (e nostro malgrado) così abituati navigando in altri siti d'informazione. Ciò, se da un lato è apprezzabile, anche da un mero punto di vista di lettura e di fruizione del sito, dall'altro pone non pochi interrogativi sul futuro del quotidiano. Dubbi ulteriormente alimentati anche dal numero esiguo di utenti del sito. E ciò essenzialmente perché ancora in pochissimi conoscono l'esistenza di tale quotidiano online. La critica mossa dagli esperti a "Linkiesta" è quindi quella di non aver sviluppato un percorso informatico ed informativo adeguato, e questo nonostante una redazione ben assortita e composta da giornalisti validi.
Ancora da segnalare è però la sezione relativa ai blog. Tra quelli più interessanti ai fini dell'indagine sui nuovi media e sul giornalismo web sono quelli di Paolo Bottazzini, intitolato Google e gli altri, e di Massimo Buraschi, intitolato Yottabyte.
Ancora da segnalare è però la sezione relativa ai blog. Tra quelli più interessanti ai fini dell'indagine sui nuovi media e sul giornalismo web sono quelli di Paolo Bottazzini, intitolato Google e gli altri, e di Massimo Buraschi, intitolato Yottabyte.
Nessun commento:
Posta un commento