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mercoledì 22 giugno 2011

Blog che hanno fatto (e fanno ancora) la storia

La prima vera svolta memorabile nella storia dei blog può datarsi nel 1998 ed è legata al caso Lewinsky, ovvero lo scandalo del "Sexgate", come fu battezzato allora dai media americani. Nel settembre del 1998 Internet registrò forse per la prima volta una clamorosa vittoria sugli altri mezzi di comunicazione di massa, pubblicando il rapporto finale dell’inchiesta sulle menzogne di Bill Clinton circa i suoi rapporti con la stagista Monica Lewinsky. La storia, che giaceva in attesa di verifica nella redazione della rivista “Newsweek”, era salita alla ribalta nel mese di gennaio grazie ad un aspirante giornalista, Matt Drudge, il quale, senza fare adeguate verifiche ma basandosi soltanto su timide voci, azzardò sul proprio blog (http://www.drudgereport.com)%20l/la pubblicazione di tale “pettegolezzo”, che venne poi ripreso a catena da numerose testate giornalistiche, on-line e non, con un effetto dirompente.
Un altro caso rivoluzionario giunge dall’Oriente, precisamente dalla Corea del Sud. Ci riferiamo a OhmyNews (http://www.ohmynews.com/), un blog collettivo nato nel 2000 ad opera del giornalista Oh Yeon-ho in reazione al conservatorismo della stampa coreana. In una nazione dove tv e quotidiani diffondono un’informazione omogeneizzata e il più delle volte direttamente controllata dal potere statale, il diario-giornale on-line OhmyNews, dove l’80% delle notizie è scritto da 25000 cittadini pagati a pezzo, ha saputo conquistare consensi e considerazione tanto nell’opinione pubblica quanto presso le istituzioni. È il caso più eclatante di quel filone definito come citizen journalism, il giornalismo dei cittadini. Tali siti di informazione adottano un linguaggio più emotivo e partecipativo di quello comunemente oggettivo e distaccato dei media tradizionali.
Tra gli esempi più eclatanti di “informazione alternativa” sul web, troviamo anche Indymedia (http://www.indymedia.org/), un circuito di siti che rientra nella variegata famiglia dei blog. Si tratta, per essere precisi, di un network di media “gestiti collettivamente per una narrazione radicale, obiettiva e appassionata della verità”. Nato nel novembre 1999 per esigenze di una copertura mediatica alternativa riguardo all’evento delle proteste no-global di Seattle contro il Wto, Indymedia ha dimostrato possibile grazie ad Internet la creazione di mass media dal basso, autogestiti, non-profit e indipendenti dai media istituzionali e commerciali. Il circuito si è diffuso a macchia d’olio raggiungendo oltre venti Paesi, in cui sono sorti numerosi centri impegnati a diffondere contributi informativi quotidiani, coinvolgendo in prima persona il popolo di Internet in un’informazione libera e indipendente.
La vera forza di questo blog alternativo sta nella sua capacità di influenzare e vigilare la condotta dei grandi media, portandoli a collaborare con l’informazione dal basso. Indymedia deve la sua forza mediatica ad una piattaforma web flessibile e user-friendly, ad un database completamente automatizzato, a potenti server per lo streaming audio-video, ad un flusso di news sempre aggiornato. Chiunque può aggiornare e controllare i contenuti del blog in questione attraverso un semplice computer collegato ad Internet. È possibile caricare e pubblicare registrazioni audio e video, immagini, articoli, news, comunicati, sfruttando appieno la possibilità di collegamenti intertestuali.

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