Proprio poco più di un anno fa, nell'aprile 2010, per la prima volta nella storia un’inchiesta realizzata da un sito Internet ha vinto il premio Pulitzer, il maggiore riconoscimento del giornalismo americano. E’ questa indubbiamente una buona notizia, sotto molti punti di vista, ma in particolare perché conferma che la qualità potrà sopravvivere alla crisi dei giornali, grazie a nuove organizzazioni editoriali inimmaginabili che però agli occhi dei più suscitano purtroppo ancora un radicato scetticismo. Ma proprio questo risultato inaspettato del Pulitzer è un segnale quanto mai evidente delle nuove quanto valide tendenze giornalistiche. Il premio è stato assegnato a Sheri Fink, del sito "ProPublica.org", per un servizio realizzato negli ospedali di New Orleans durante il passaggio dell’uragano Katrina. La giornalista aveva documentato in 13mila parole il dramma dei medici rimasti a operare nelle sale allagate e prive di energia elettrica, e costretti a praticare iniezioni letali ai pazienti che non potevano essere evacuati.
In verità molti servizi del genere, focalizzati sul pubblico interesse, avevano ricevuto in passato il premio intitolato a Joseph Pulitzer, l’editore che lasciò nel 1911 tutti i suoi averi alla Columbia University. Ma la giuria del 2010 ha voluto offrire anche un’indicazione di come il giornalismo investigativo, quasi scomparso dai quotidiani, potrà sopravvivere in futuro: ossia sul web.
"ProPublica.org", sito vincitore del premio, è stato ideato nel 2007 per iniziativa di un gruppo di giornalisti che hanno deciso di lasciare la carta stampata per fondare un proprio sito web. Il direttore, Paul Steiger, era capo redattore del Wall Street Journal, mentre il suo principale collaboratore, Stephen Engelberg, era un cronista di punta del New York Times. Insieme hanno a lungo riflettuto sui danni causati al giornalismo americano dalle voraci aspettative degli azionisti e dall’ossessione degli editori per alti margini di utile. Un altro problema su cui si è focalizzata la loro attenzione è stata la grande difficoltà incontrata dal giornalismo d'inchiesta. Le grandi inchieste, infatti, richiedono molto tempo, sono costose e quando cominciano non garantiscono alcuna certezza di poter essere tramutate in articoli e in copie vendute: molte storie che sembravano promettenti finiscono spesso nel nulla.
Il principale problema di Steiger, quello di trovare i soldi per finanziare la qualità, è stato risolto grazie all’aiuto della Fondazione di Herbert e Marion Sandler, filantropi progressisti e grandi finanziatori del partito di Obama. Essendo un’organizzazione non-profit (e questa è indubbiamente una novità non da poco), ProPublica spende tutti i soldi che riceve e non paga tasse. Altre imprese, come California Watch e Texas Tribune, hanno utilizzato lo stesso modello, sempre con l’obiettivo di difendere il giornalismo investigativo e l’interesse collettivo.
ProPublica ha ora alle proprie dipendenze poco più di trenta giornalisti e cede i suoi articoli, senza alcun compenso, ad altre pubblicazioni tradizionali. Il servizio da New Orleans, premiato col Pulitzer, è stato messo online con foto e approfondimenti multimediali ed è stato pubblicato come semplice articolo dal New York Times Magazine, cosa che ha di certo contribuito a renderlo famoso. Nel solo 2009, il sito ha prodotto 138 inchieste di rilievo, in collaborazione con 38 riviste e giornali. Secondo Sig Gissler, amministratore del Premio Pulitzer, «l’editoria deve aspettarsi in futuro numerose collaborazioni di questo tipo, visto che le imprese editoriali affronteranno situazioni finanziarie sempre più difficili».
Il mondo di Internet era stato ammesso al Pulitzer solo nel 2009, ma avevano vinto i tradizionali giornali su carta. Questa volta il web è stato legittimato anche dal premio per la migliore vignetta satirica, che il San Francisco Chronicle ha pubblicato solo nella propria edizione online. Tutto sta cambiando molto in fretta e il futuro dell’informazione nel nuovo mondo digitale è quanto mai imprevedibile ed imponderabile. Detto ciò, tuttavia, l’esperimento di ProPublica sembra a molti un’idea da tenere in considerazione. Voglio allora concludere questo post con le parole di Vittorio Sabadin, l'autorevole vicedirettore de "La Stampa": "Poiché il buon giornalismo è ancora (e sempre più) necessario alle società civili, chiunque trovi il modo di continuare a realizzarlo va incoraggiato e premiato". Anche se questo modo è ottenuto con il web, aggiungo io.
Qui di seguito aggiungo il link che rimanda all'articolo originale di Sheri Fink, "The Deadly Choices at Memorial", premiato con il Premio Pulitzer 2010.
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